.:Le Vestali:.

« Older   Newer »
  Share  
.-°Isis°-.
view post Posted on 24/9/2008, 15:58




Dal momento che uno dei miei ultimi progetti di romanzo riguarda le Vestali, ovvero le latine sacerdotesse della dea Vesta, la dea del focolare, mi sono documentata ancora una volta. Dunque, le Vestali costituiscono un sacerdozio antichissimo: l'antichità del culto e dell'ordine sacerdotale è attestata dalla leggenda di fondazione di Roma, secondo la quale la madre di Romolo e Remo, Rea Silvia, era una vestale di Albalonga. E secondo Tito Livio (Ab Urbe condita, I, 20) Le Vestali, esplicitamente derivate dall'analogo culto di Albalonga, furono tra i primi ordini sacerdotali creati da Numa Pompilio: subito dopo i Flàmini, e prima dei Salii e dei Pontefici.
Il loro compito era di mantenere sempre acceso il fuoco sacro alla Dea, che rappresentava la vita della città, e compierne il culto a nome, appunto, della città. Erano inoltre incaricate di preparare gli ingredienti per qualsiasi sacrificio pubblico o privato, come la mola salsa, farina tostata mista a sale, con cui si cospargeva la vittima (da qui il termine immolare).In principio le vestali erano tre (o quattro) fanciulle vergini, in seguito il loro numero fu portato a sei fanciulle che erano sorteggiate all'interno di un gruppo di 20 bambine di età compresa fra i 6 e i 10 anni appartenenti a famiglie patrizie. La consacrazione al culto, officiata dal Pontefice massimo avveniva tramite il rito della captio e il servizio aveva una durata di 30 anni: nei primi dieci erano considerate novizie, nel secondo decennio erano addette al culto mentre gli ultimi dieci anni erano dedicati all'istruzione delle novizie. In seguito erano libere di abbandonare il servizio e sposarsi. La loro vita si svolgeva nell'Atrium Vestae, accanto al tempio, ma potevano uscire liberamente e godevano di privilegi che le rendevano del tutto uniche tra le donne romane, nonché di diritti e onori civili: mantenute a spese dello Stato, affrancate dalla patria potestà al momento di entrare nel Collegio, erano le uniche donne romane che potevano fare testamento (e custodi a loro volta, grazie all'inviolabilità del tempio e della loro persona, di testamenti e trattati), potevano testimoniare senza giuramento e i magistrati cedevano loro il passo e facevano abbassare i fasci consolari al loro passaggio. Questo per quanto attiene al loro status sociale.
Atteneva invece piuttosto al loro ruolo sacerdotale il diritto di chiedere la grazia per il condannato a morte che avessero incontrato casualmente (perché il nefas rappresentato da questo incontro fosse immediatamente compensato) e quello di essere sepolte entro il pomerio, a significare che la loro esistenza era così sacra che neppure le loro ceneri erano nefas.Le uniche colpe che potevano sovvertire questo statuto di assoluta inviolabilità erano lo spegnimento del fuoco sacro e relazioni sessuali, che venivano considerate sacrilegio imperdonabile (incestus), in quanto la loro verginità doveva durare per tutto il tempo del servizio nell'ordine.
In questi casi la vestale non poteva essere perdonata, ma neppure uccisa da mani umane, in quanto sacra alla dea. Se perdeva la verginità o lasciava spegnere il fuoco sacro, la Vestale veniva dunque frustata e poi vestita di abiti funebri e portata in una lettiga chiusa, come un cadavere, al Campus sceleratum, che era situato presso la Porta Collina ma ancora dentro le mura. Là veniva lasciata in una sepoltura con una lampada e una piccola provvista di pane, acqua, latte e olio, il sepolcro veniva chiuso e la sua memoria cancellata. Il complice dell'incestus subiva invece la pena degli schiavi: fustigazione a morte.
In realtà, almeno fino alla fine della repubblica, la messa a morte di una Vestale pare assai simile ad un sacrificio umano mascherato, destinato a placare gli dei che sembrano corrucciati e inviano catastrofi pubbliche (come l'assedio di Brenno o la disfatta di Canne), o segni funesti in periodi di irrequietezza sociale (come la condanna della vestale Oppia, che Livio (II, 42) attesta nel 482 a.C., non negando l'accusa di incesto, ma sottolineando molto le lotte interne ed esterne e i prodigi mostruosi che si erano verificati in quel periodo).L'affermazione del cristianesimo nell'Impero non causò, per i primi secoli, la fine dell'ordine. Al contrario le Vestali, ministre di un culto millenario caro alle donne e alla città, continuarono ad essere amate ed onorate dal popolo romano fino al IV secolo. L'ultima gran sacerdotessa fu Celia Concordia (384).
Divenuto il credo niceno religione di stato nel 380 con l'editto di Tessalonica, a partire dal 391 Teodosio I, con una serie di decreti, proibì il mantenimento di qualunque culto pagano e il sacro fuoco nel tempio di Vesta venne spento, decretando la fine dell'ordine delle Vestali. Ferdinand Gregorovius descrive così la scena finale, all'ingresso di Teodosio in Roma:
« I cristiani di Roma trionfavano. La loro tracotanza arrivò al punto, lamenta Zosimo, che Serena, sposa di Stilicone, entrata nel tempio di Rea, prese dal collo della dea la preziosa collana e se la cinse. Assistendo a questa profanazione, l'ultima vestale versò lacrime disperate e lanciò su Serena e su tutta la sua discendenza una maledizione che non andò perduta. »

image





 
Top
0 replies since 24/9/2008, 15:58   413 views
  Share