.+*L'educazione a Roma*+.

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.-°Isis°-.
view post Posted on 8/10/2008, 14:24




Fino a tutto il sec. II a.C. erano di solito i genitori che curavano personalmente l'educazione e la cultura dei figli,insegnando loro a leggere,scrivere e far di conto, e accompagnandoli alle cerimonie ufficiali (civili e religiose), in modo da far loro conoscere le usanze e i valori del cosiddetto mos maiorum, cioè del "costume degli antenati". Anzitutto era la madre ad occuparsi dell'educazione del fanciulloe accanto a lei in questo compito poteva esserci anche un'altra parente più anziana.Quando il bambino raggiungeva i sette anni, il pater familias si assumeva il compito di educarlo ed istriurlo, con i primi rudimetni della lettura e della scrittura, iniziando in questo modo la formazione del futuro cittadino.
All'inizio del I sec.a.C.,sulla base degli influssi culturali provenienti dalla Grecia, i Romani delle classi sociali più agiate iniziarono ad assumere uno schiavo istruito detto paedagogus, ossia un precettore privato, quasi sempre greco, cui veniva affidato il compito della formazione intellettuale dei figli fino a 16 anni d'età circa.
Comunque la scuola pubblica (detta ludus o ludus litterarius) esisteva a Roma già in epoca repubblicana ed era oganizzata in tre cicli o fasi di studi: l'istruzione primaria (scuola elementare), la scuola del grammaticus e la scuola del rhetor. Un'interessante testimonianza delle usanze scolastiche romane ci è tramandata da una satira del poeta Orazio (I sec.a.C.): veniamo a sapere cosìche ogni allievo portava al maestro di scuola la sua quota di ricompensa in denaro alle idi del mese e che a Roma molti padri accompagnavano personalmente i loro figli dai professori delle diverse discipline sparsi per la città.
In quella che oggi corrisponderebbe alla scuola primaria (elementare), un "ludi magister" ("maestro") o diversi maestri specializzati facevano lezione a un gruppo di allievi e fornivano loro l'istruzione di base. I metodi didattici erano basati soprattutto sulla memoria. L'aula poteva essere una veranda aperta su un giardino (detto pergula),una sala o anche una "taberna", ossia un negozio modesto e con poca luce, disturbato dai rumori della strada, e poteva offrire sussidi didattici più o meno completi e costosi, come mappe geografiche e rilievi. Il maestro sedeva sulla "cathedra", una sedia con schienale, mentre gli alunni su sgabelli, tenendo sulle ginocchia tutto l'occorrente per le lezioni: la "charta", i rotoli di papiro, le tavolette cerate ("pugillares"), su cui si scriveva con l'estremità appuntita dello "stilus", di legno o di metallo (con l'altra estremità, piatta, si cancellava). Quando per scrivere si usava, anzichè le tavolette cerate, il papiro o la pergamena, allora l'allievo disponeva di una penna ("calamus"), che intingeva nel calamaio ("atramentarium") con l'inchiostro nero ("atramentum") o rosso ("minium"). Per i calcoli si usava l'abaco, una tavola in cui venivano segnati i numeri in colonne verticali; gli alunni si aiutavano con piccoli sassolini ("calculi") che disponevano sopra i numeri. L'anno scolastico iniziava a marzo, ed erano previsti giorni di festa e di vacanza estivi. Erano all'ordine del giorno le punizioni corporali, consistenti in colpi di bacchetta sulle dita o frustate sulla schiena. Ne sapeva qualcosa anche il già citato Orazio, che sperimentò i metodi punitivi del suo maestro, il "plagosus Orbilius"(il "manesco Orbilio".La seconda fase, che durava fino ai 16anni, era costituita dalla scuola del grammaticus. I programmi prevedevano lo studio della lingua e della letteratura latina e greca, la lettura e la recitazione di testi e le nozioni fondamentali di geografia, storia, astronomia. L'insegnamento secondario prevedeva perciò la presenza di libri di testo, che erano preparati dal maestro stesso. Alla fine di questo corso di studi, i giovani romani sapevano parlare e scrivere correttamente in latino e in greco; l'apprendimento della lingua greca era considerato indispensabile per una persona colta.
L'ultimo livello dell'istruzione romana, il massimo cui un cittadino colto potesse aspirare, era costituito dalla scuola del rhetor, il maestro di eloquenza che insegnava diritto, i classici greci e latini, e soprattutto l'arte di parlare in pubblico e di convincere l'uditorio, e perciò preparava i giovani allievi all'ingresso nella vita politica e nell'attività forense. In quest'ultimo ciclo di studi si affrontava anche lo studio della filosofia, della matematica e in seguito della medicina. Chi desiderava un ulteriore perfezionamento e apparteneva a una famiglia benestante, frequentava solitamente le cuole filosofiche e scientifiche più rinomate del mondo antico, come quelle di Atene, Alessandria, Rodi o Pergamo.
Quintiliano, scrittore del I sec.d.C., sempre attento alla psicologia degli allievi nonchè alla metodologia didattica del maestro, illustra con chiarezza le finalità educative della scuola romana: la meta finale dev'essere l'autonomia di giudizio dello studente:
"e il maestro non solo dovrà insegnare molte cose, ma interrogare spesso gli allievi e verificarne il senso critico."
 
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Irochesa
view post Posted on 24/2/2009, 18:19




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:lol: philoponei o pai me dares image


 
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1 replies since 8/10/2008, 14:24   129 views
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