-->Il metodo di Lachmann<--

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.-°Isis°-.
view post Posted on 20/10/2008, 17:41




In questi giorni sto seguendo le lezioni di filologia classica e ho scoperto che alla base del lavoro filologico c'è il cosiddetto metodo di Lachmann(detto anche metodo stemmatico), dal nome del suo teorizzatore, Karl Lachmann che lo formulò a metà dell'Ottocento: il primo testo trattato col suo metodo, il De Rerum Natura di Lucrezio, venne pubblicato da Lachmann nel 1852. Esso si articola in recensio ed emendatio.La recensio si suddivide in una serie di operazioni successive:
--individuazione delle fonti
L'insieme dei testimoni che trasmettono l’opera in forma integrale o parziale costituisce la tradizione di un’opera. La tradizione si distingue in: - tradizione diretta: complesso di manoscritti e codici, stampe curate dall’autore, stampe postillate dall’autore - tradizione indiretta: versioni in altre lingue utili per ricostruire un testo lacunoso (non integrano formalmente ma chiariscono il significato), citazioni esplicite o implicite dell’opera, commenti antichi dell’opera che presentano un lemma che riporta la lezione genuina della tradizione, imitazioni o parodie, allusioni che possono conservare lezioni genuine o (molto alla lontana) modelli.
--recensio (o censimento): raccolta dei testimoni;
si fa ricorrendo a repertori sia che i testimoni siano integrali (diretta) sia che siano parziali (indiretta). Una tradizione può essere rappresentata da più testimoni o da un testimone solo. Se c’è un solo testimone il procedimento è relativamente più facile. In presenza di una tradizione a più testimoni, si procede con:
--collatio (confronto, sulla base di un esemplare di collazione);
Lachmann applicava a questa fase il concetto del recensire sine interpretatione, ossia un procedimento meccanico di confronto, mentre i suoi successori (Sebastiano Timpanaro, ad esempio) e l'esperienza generale dimostrano come sia necessario già da questa fase compiere uno sforzo per comprendere il testimone, giudicando le lezioni corrette, sospette o erronee. Il risultato di questo confronto è la registrazione delle differenze dei vari manoscritti. Tale confronto può essere condotto: - per saggi (loci critici) - per tutta l’opera (molto difficile per un’opera imponente); idealmente la scelta migliore è la collazione integrale. Vale la pena ricordare due premesse fondamentali della filologia: - la testimonianza di tutte le copie (o antigrafi) di un unico testimone (apografo) conta per uno, ai fini della ricerca, fatti salvi naturalmente i casi di contaminazione. - la norma prudenziale recentiores non deteriores, ovvero un testimone cronologicamente tardo non è necessariamente meno affidabile di uno più antico.
-- eliminatio codicum descriptorum (eliminazione delle copie);
vengono eliminate dai testimoni utili le copie di un originale conservato. Non è però sempre evidente che un codice sia copia di un altro, a tale relazione va provata (es: buchi, macchie nell’originale e lacuna in corrispondenza nella copia; omissione di una riga che faccia sì che venga a mancare il senso compiuto, tranne che in caso di omoteleuto, caso in cui la lacuna non può essere ritenuta dell’originale e non si può determinare se il codice sia una copia, il copista può fraintendere un compendio: l’errore non determina che si tratti di una copia, e altresì lezioni migliori non provano l’indipendenza di un codice da un altro perché possono essere frutto delle decisioni del copista). Il criterio della eliminatio codicum descriptorum ("eliminazione dei codici copiati") consente di lasciare da parte, sulla base di analisi delle caratteristiche fisiche del manoscritto, i testimoni antigrafi verosimilmente copiati da codici apografi di cui disponiamo; ai fini della sola constitutio textus, infatti, tenere in conto un codice copiato da un altro posseduto risulterebbe poco utile perché questo antigrafo conterrebbe certamente tutti gli errori presenti nel suo apografo, più altri di propria innovazione. Eccezioni possono verificarsi quando ad esempio un codex descriptus (copiato) riporta porzioni di testo perdute nell'apografo. Solitamente in questa fase è possibile ridurre il corpus della tradizione recensita, scartando molte stampe che seguono la vulgata stabilita dalla editio princeps, facendo attenzione comunque a possibili varianti autorali (vedere per approfondimento postillato d'autore) inserite in ristampe e nuove edizioni.
--determinazione delle relazioni tra i testimoni
per stabilire come si raggruppano i testimoni non bisogna fondarsi sulle lezioni che hanno in comune (concordanze): mentre le parti uguali possono essersi mantenute indipendentemente nei diversi rami, è improbabile che certi tipi di errori si siano prodotti indipendentemente. Bisogna perciò basarsi sugli errori significativi, che possono essere separativi o congiuntivi.
Lo stemma codicum della tradizione delle opere di Plauto secondo il filologo classico Cesare QuestaTale operazione porta alla compilazione di uno stemma codicum (albero genealogico della tradizione manoscritta) in cui si individuano:
- un archetipo, cioè il capostipite dell'intera tradizione posseduta, solitamente indicato con la lettera Ω, la cui esistenza è dimostrata dalla presenza di almeno un errore congiuntivo comune a tutta la tradizione;
- uno o più codices interpositi, cioè testimoni interposti tra l'archetipo e i manoscritti posseduti, solitamente indicati con lettere dell'alfabeto greco;
- uno o più codici posseduti, solitamente indicati con lettere dell'alfabeto latino.
Si giunge così alla individuazione di più classi (o famiglie o rami) della tradizione: laddove una lezione sarà attestata nella maggioranza delle classi (e NON nella maggioranza dei codici posseduti), questa, secondo il metodo meccanico lachmanniano, sarà verosimilmente la lezione corretta.
Non sempre la ricostruzione dello stemma codicum permette una adeguata selezione delle lezioni: se ci si trova di fronte a una recensione aperta, o orizzontale (Pasquali), e cioè se l'intera tradizione non deriva da uno e unico archetipo, è necessario ricorrere a strumenti correttivi basati su criteri interni, e cioè valutando quale tra le diverse lezioni aderisca maggiormente all'usus scribendi (abitudine stilistica) dell'autore o ancora quale sia la lectio difficilior (la lezione più difficile, e dunque difficilmente opera dell'innovazione da parte di qualche copista, che anzi tende generalmente a banalizzare le lezioni dell'originale).
 
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sdeghede
view post Posted on 23/12/2015, 12:04




tutt o blocc hai fatto il copia incolla da wikipedia non mi pare sto grande sforzo
 
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1 replies since 20/10/2008, 17:41   5948 views
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