.-##L'editoria nell'antica Roma##-.

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.-°Isis°-.
view post Posted on 7/11/2008, 13:02




Fu alla fine del II sec. a.C., con l'affermarsi dell'otium privato, che iniziò tra il pubblico colto la circolazione d "volumina" letterari,per lo più di papiro. Mezzo secolo dopo, nell'età di Cicerone, la cultura non era più una stravaganza di pochi e non era più sentita come alternativa alla partecipazione alla vita pubblica; questo rese possibile la nascita di un mercato editoriale attivo e prospero.Contrariamente a quanto accade oggi, la pubblicazione non era la fase successiva alla stesura di un'opera. In genere un autore, per esempio poeti come Catullo e Marziale,diffondevano le proprie composizioni, per lo più brevi, scrivendole su tavolette lignee e facendole circolare nella cerchia degli amici colti; ne registravano commenti e correzioni le cui tracce a volte compaiono negli omaggi e nelle dediche al lettore delle edizioni definitive. Questo potrebbe spiegare anche il fatto che molti carmi di Catullo e Orazio abbiano l'aspetto esteriore di conversazioni con amici, e forse anche in parte, ci può dar conto della frequenza di riflessioni di poetica espresse come risposta a osservazioni altrui: il gruppo degli amici colti svolgeva dunque il ruolo che nell'editoria moderna è quello del redattore; questa analisi preliminare valeva anche per testi in prosa, come le opere di Cicerone, non destinate ovviamente come le poesie a una circolazione agile e a una lettura pronta. Esisteva anche una circolazione pubblica del testo, di cui gli editori tenevano conto per presagire il successo di un'opera. Si davano pubbliche letture anche di opere intere in ambienti ben frequentati come cenacoli letterari, ma anche nelle scuole di retorica e nei teatri o, in età imperiale, a corte. Secondo le fonti fu lo storico Asinio Pollione, animatore di un circolo letterario non in linea con i gusti del principe, a promuovere le prime recitationes di opere letterarie: queste letture, indipendentemente da una successiva pubblicazione, divennero una moda e furono praticate con grande successo in età imperiale; è noto che letture delle Georgiche e dell'Eneide furono tenute a corte da Virgilio e Mecenate, ed è risaputo il particolare patetico della commozione di Ottavia, sorella di Augusto, al ricordo del defunto figlio Marcello durante la lettura del VI canto del poema. In tutto ciò influisce certamente l'incertezza dei confini tra letteratura orale e scritta, ma vi è anche un motivo pratico: l'alto costo dei materiali e della produzione e il basso numero di copie vendibili re ndevano cauti gli editori che volevano prima saggiare gli orientamenti del mercato. Il testo aveva dnque prima una circolazione privata o comunque solo orale, e solo in un secondo momento interveniva l'editore per renderlo pubblico (publicare appunto, o anche edere, emittere).
 
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