Chichen Itzà, Messico

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view post Posted on 5/12/2008, 20:14




Genere monumento: Insediamento
Località: Yucatan, Messico
Epoca: VI-XI sec. d.C.
Chichén Itzá (pronuncia: Cicen Itsa; IPA: tʃiːˈtʃɛn iːˈtsɑː) è un importante complesso archeologico maya situato nel Messico, nel nord della penisola dello Yucatan. Le rovine, che si estendono su un'area di 3 km², appartenevano a una grande città che fu uno dei più importanti centri della regione intorno al periodo epiclassico della civiltà maya, fra il VI e l'XI secolo. Il sito comprende numerosi edifici, rappresentativi di diversi stili architettonici; fra i più celebri si possono indicare la piramide di Kukulkan (nota come El Castillo), l'osservatorio astronomico (il Caracol) e il Tempio dei guerrieri.
Il sito di Chichén Itzá è stato dichiarato patrimonio dell'umanità UNESCO nel 1988.[1] Costituisce una proprietà federale dello stato del Messico, ed è amministrato dall'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (Instituto Nacional de Antropologia e Historia, INAH).
Il nome Chichén Itzá deriva dalle parole chi ("bocca") e ch'en ("pozzo"), e significa letteralmente "Alla bocca del pozzo degli Itza". Gli Itza erano un gruppo etnico che aveva una posizione politica ed economica predominante nella parte settentrionale dello Yucatan. A sua volta, il nome "Itza" viene in genere ricondotto a itz ("magia") e (h)á ("acqua"), e tradotto in "maghi" (o "streghe") "dell'acqua".
Il nome del sito viene in genere (ma non sempre) trascritto con accenti sulle ultime sillabe in spagnolo e in altre lingue (incluso l'italiano); alcune fonti riportano la forma "Chich'en Itzá", che suggerisce in modo più esplicito l'etimologia maya.
La città esisteva certamente prima dell'arrivo degli Itza nella penisola, e aveva un altro nome, come si desume per esempio da alcuni riferimenti nei Libri di Chilam Balam. Il nome precedente potrebbe essere Uuc Yabnal (trascritto anche come Uuc Habnal, Uuc Hab Nal o Uc Abnal); la maggior parte delle fonti concordano che la prima parola indichi il numero sette, ma la seconda parte del nome è di traduzione incerta.
La riscoperta di Chichén Itzá è opera dell'esploratore statunitense John Lloyd Stephens che nel suo libro Incidents of Travel in Yucatan (1843), descrisse la prima esplorazione del sito, col corredo delle illustrazioni dell'inglese Frederick Catherwood. La pubblicazione del libro diede impulso a nuove spedizioni archeologiche. Nel 1860 l'esploratore francese Désiré Charnay compì una nuova perlustrazione del sito traendone un reportage fotografico pubblicato in Cités et ruines américaines (1863).
Il Chac MoolNel 1875, Augustus Le Plongeon e sua moglie Alice Dixon Le Plongeon, nel corso di una campagna di scavi a Chichén Itzá, riportarono alla luce una statua raffigurante una figura umana in posizione reclinata con la testa alzata e rivolta verso il lato destro, con un vassoio appoggiato sul ventre. Augustus Le Plongeon la battezzò “Chaacmol” (corretto più tardi in “Chac Mool,” termine utilizzato per indicare tutte le statue con le medesime fattezze rinvenute in Mesoamerica). Una ulteriore esplorazione del sito fu compiuta da Teobert Maler e Alfred Maudslay negli anni '80; i due trascorsero diverse settimane tra le rovine ricavandone una ricca documentazione fotografica. Maudslay publicò la prima dettagliata descrizione di Chichén Itzá nel suo libro Biologia Centrali-Americana.
Nel 1894 il console degli Stati Uniti Edward H. Thompson acquistò l'intera area su cui sorgevano le rovine di Chichen Itzá, e durante i 30 anni successivi esplorò l'antica città. Le sue scoperte includono il più antico rilievo datato sopra l'architrave del Tempio delle Serie Iniziali e lo scavo di diverse tombe nell'Ossario. Thompson è tuttavia principalmente ricordato per aver dragato il Cenote Sagrado negli anni dal 1904 al 1910, dal quale egli portò alla luce manufatti in oro, rame e giada intagliata, nonché i primi esempi di quelle che si ritenevano abbigliamento e armi dei Maya. Thompson spedì la gran parte dei reperti al Museo Peabody della Harvard University.
Nel 1913 l'archeologo Sylvanus G. Morley persuase la Carnegie Institution a finanziare un esteso programma di scavi a Chichén Itzá, che includeva la mappatura completa delle rovine e il restauro di diversi monumenti. La rivoluzione messicana e l'instabilità politica che ne seguì impedì l'inizio dei lavori fino al 1924. Nel corso di 10 anni i ricercatori della Carnegie scavarono e restaurarono il Tempio dei Guerrieri e il Caracol. Il governo messicano da parte sua fece la stessa cosa per El Castillo e per il campo del gioco della palla.
Nel 1926 il governo messicano accusò Thompson di avere rubato i manufatti ritrovati nel Cenote Sagrado e di averli contrabbandati al di fuori del paese; la proprietà fu posta sotto sequestro. Thompson, che in quel momento si trovava negli Stati Uniti, non ritornò mai più nello Yucatan. Scrisse un resoconto dei suoi scavi nel libro People of the serpent; life and adventure among the Mayas, pubblicato nel 1932. Morì nel New Jersey nel 1935. Nel 1944 tuttavia la Suprema Corte messicana stabilì che Thompson non aveva violato alcuna legge e restituì Chichén Itzá ai suoi eredi, che la rivendettero al pioniere del turismo messicano Fernando Barbachano Peon.[6]
Nel 1961 e nel 1967 ci sono state altre due spedizioni per la ricognizione del Cenote Sagrado. La prima fu finanziata da National Geographic e la seconda da privati, entrambe con la supervisione dell Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH) messicano. Sempre all'INAH si debbono i più recenti tentativi di riportare alla luce e restaurare altri monumenti della zona archeologica, inclusi l'Ossario, Akab D’zib, e numerosi edifici di Chichén Viejo.
Il sito comprende numerosi raffinati edifici in pietra, in vario stato di conservazione; alcuni era adibiti a luogo di culto, altri erano palazzi di rappresentanza. Vi si trovano anche due grandi cenotes ed un campo del gioco della pelota tra i più grandi e meglio conservati dello Yucatan.
El Castillo.Il centro di Chichén Itzá è dominato dal tempio di Kukulkan (nome Maya di Quetzalcoatl), chiamato anche El Castillo.Fu costruito dalla Civiltà Maya in un periodo compreso tra l'XI ed il XIII secolo; si tratta di una delle più famose piramidi a gradoni precolombiane del Messico, con scalinate che corrono lungo i quattro lati fino alla sommità.
Agli equinozi di primavera e d'autunno, al calare e al sorgere del sole, gli angoli della piramide proiettano un'ombra a forma di serpente piumato, Kukulkan appunto, lungo la scalinata nord.
Caso non unico nelle culture mesoamericane, il castillo venne costruito al di sopra di un tempio preesistente. Nel 1930 il governo messicano promosse una campagna di scavi nella quale fu scoperta una scala sotto il lato nord della piramide. Proseguendo lo scavo a partire dall'alto si scoprì un altro tempio sepolto all'interno di quello attuale. All'interno della camera del tempio c'era una statua Chac Mool e un trono a forma di giaguaro, dipinto di rosso con le macchie costituite da inserti di giada. Fu scavato un tunnel a partire dalla base della scalinata nord fino al tempio nascosto, che venne aperto ai turisti. Nel 2006 tuttavia l'INAH ha chiuso la sala del trono al pubblico.
Il complesso del Tempio dei Guerrieri consiste in una larga piramide a gradoni, con file di colonne intagliate raffiguranti guerrieri nella parte antistante e sui lati.
Il complesso è simile al tempio B della capitale tolteca di Tula, evidenza di contatti culturali tra le due regioni. Quello di Chichén Itzá è peraltro di dimensioni maggiori.
Alla sommità della scala in cima alla piramide, indicante l'entrata al tempio, è posta una statua Chac Mool.
Adiacente il tempio c'è una larga piazza circondata da pilastri, chiamata Il grande mercato
Gli archeologi hanno identificato a Chichén Itzá sette campi per il gioco della palla, il maggiore dei quali è situato circa 150 metri a nord-ovest del Castillo.
Si tratta del più grande campo per il gioco della palla di tutta la mesoamerica, lungo 166 metri e largo 68. Le mura che chiudono i lati lunghi sono alte 12 metri e sorreggono al centro anelli di pietra intagliata con figure di serpenti intrecciati.
Bassorilievi nel campo da giocoAlla base dei muri interni sono situati schienali obliqui con pannelli scolpiti che rappresentano le squadre dei partecipanti al gioco. In uno dei pannelli un giocatore è raffigurato decapitato e dalla ferita si dipartono sette fiotti di sangue, sei prendono la forma di serpenti mentre quello centrale diventa un albero. Sul lato nord del campo si trova un tempio conosciuto come Tempio dell'uomo barbuto. Sulle mura interne di questo piccolo edificio di pietra sono infatti presenti bassorilievi molto dettagliati, tra i quali una figura scolpita con segni sul mento somiglianti ad una barba.[7] Sul lato sud si trova un altro tempio, di dimensioni maggiori, ma in rovina. Inglobato nel muro est si trova il Tempio del Giaguaro. La parte alta del tempio guarda sul campo di gioco, e ai due lati dell'ingresso sono poste due larghe colonne scolpite con la figura del serpente piumato. All'interno del tempio un grande affresco, in gran parte danneggiato, raffigura scene di guerra. La parte bassa del Tempio del Giaguaro si apre sulla piazza dalla parte opposta al campo di gioco. Nell'entrata è situato un trono a forma di giaguaro simile a quello trovato nel tempio interno del Castillo, ma privo di pitture e altre decorazioni. Le colonne esterne, così come i muri interni sono coperti da elaborati bassorilievi. Oltre il Tempio del Giaguaro si trova un'iscrizione muraria in rilievo raffigurante uno tzompantli, sorta di scaffale riempito di teschi umani allineati.
A nord del complesso de Las Monjas si trova un edificio rotondo posto sopra una larga piattaforma quadrata, soprannominato El Caracol (la chiocciola) dalla scala di pietra a spirale presente al suo interno. Questa struttura era un osservatorio astronomico, con le porte allineate con la posizione del sole all'equinozio di primavera, con i punti delle massime declinazioni nord e sud della luna e altri eventi astronomici sacri a Kukulkan, il serpente piumato dio del vento e della conoscenza. I Maya determinavano il momento dei solstizi per mezzo delle ombre proiettate dal sole all'interno della struttura. Ai margini di El Caracol sono poste delle ampie coppe di pietra che venivano riempite d'acqua. L'osservazione delle stelle che vi si riflettevano aiutava gli astronomi Maya a determinare il loro complesso, ma estremamente preciso calendario.
Situato a est del Caracol, Akab Dzib significa, nel linguaggio Maya, La casa delle iscrizioni misteriose. Un nome precedente dell'edificio, secondo una traduzione dei glifi della Casa Colorada, era Wa(k)wak Puh Ak Na, ossia la casa piatta con un eccessivo numero di stanze, ed era la residenza dell'amministratore di Chichén Itzá, kokom Yahawal Cho' K'ak'.[8] Si tratta di una costruzione relativamente corta, alta solamente 6 metri, con una lunghezza di 50 metri e una larghezza di 15 metri. La facciata rivolta a ovest presenta sette porte, quella rivolta a est solamente quattro, interrotte da una larga scalinata che conduce al tetto. Questa era apparentemente la parte frontale della casa, e guarda verso un cenote, oggi asciutto. Il lato sud ha una sola porta, che si apre su di una piccola camera. All'interno si trovano le iscrizioni misteriose a cui l'intero edificio deve il suo nome attuale, intricati glifi in rilievo situati al di sopra di una delle porte interne. Nello stipite della porta c'è un altro pannello scolpito che rappresenta una figura seduta circondata da altri glifi.
 
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