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| Genere monumento: fortificazione
Località: dal passo Jiayuguan nella provincia Gansu, Cina nordoccidentale al passo Shanhaiguan, al confine fra le province del Hebei e del Liaoning sul mare di Bohai
Epoca: 476-221 a.C. ca.
I cinesi la chiamano Wang li chang cheng (muro dei 10.000 li), in effetti, l'unica opera fatta dall'uomo e visibile ad occhio nudo dalla Luna è lunga 4000 km in linea d'aria dal suo punto più occidentale (passo Jiayuguan nella provincia Gansu, Cina nordoccidentale) a quello più orientale (pas so Shanhaiguan, al confine fra le province del Hebei e del Liaoning sul mare di Bohai).
Durante il periodo degli Stati Combattenti (476-221 a.C.) ogni stato costruì una propria muraglia di difesa contro attacchi di stati confinanti e tribù nomadi del nord. Verso il V secolo queste muraglie erano già imponenti. All'unificazione della Cina antica da parte di Qin Shihuangdi nel 221 a.C. i tratti settentrionali delle muraglie degli stati Qin, Wei, Zhao e Yan furono uniti e resi omogenei. La pretesa era di costruire un baluardo contro i nomadi settentrionali Xiong nu, ma in effetti si è trattato della classica opera civile alla quale sono chiamati a lavorare tutti i popoli sottomessi con lo scopo di accelerare l'unità nazionale spostando persone e promuovendo matrimoni misti.
L'imperatore Qin Shihuangdi affidò la direzione dei lavori al generale Meng Qian che diresse 300.000 fra militari e civili. Occorsero 10 anni di lavoro, 180 milioni di m3 di terra e ne risultò una muraglia di terra battuta ricoperta di pietre bianche alta da 6,50 a 8 metri, che misurava alla base m 6,50 e in cima m 5,50. Sorsero a intervalli regolari torri di avvistamento dalle quali sarebbero stati segnalati eventuali attacchi con fuochi di notte e con fumo di giorno. Ai passi e nei tratti ritenuti più vulnerabili le difese si moltiplicano (fino a 9 muraglie una dietro l'altra). La Grande Muraglia fu sì un'opera di difesa ma anche una strada fortificata che permetteva rapidi spostamenti di merci per il commercio e di forze per la difesa (potevano corrervi due carri affiancati). Ne usufruirono gli Han come baluardo contro le invasioni Xiongnu, gli Wei e Qi Settentrionali, i Sui contro attacchi Tujue, Ruanruan e Khitani e la muraglia fu quindi mantenuta in efficienza fino al VI secolo. Successivamente i Tang conquistarono i Tujue, spostarono la frontiera più a nord e la muraglia cadde in disuso. Con la dinastia Song succede l'opposto. Liao e Jin conquistano la muraglia che rimane interamente nel loro territorio. La dinastia Yuan è mongola, forse per questo Marco Polo non nomina la muraglia nel suo Milione. Gli Yuan vengono rovesciati dai Ming e la muraglia riacquista la sua importanza. Infatti nel 1368 l'imperatore Hong Wu affida al generale Xu Dade la direzione dei restauri che dureranno più di 150 anni. La muraglia viene prolungata a est dove raggiungerà il fiume Yalu (oggi confine con la Corea). I lavori richiederanno 60 milioni di m3 di mattoni e pietre che ricopriranno l'antica muraglia, la parte superiore della muraglia sarà livellata e molti gradienti verranno attrezzati con scalini. Qui torri erano dotate di argani per il sollevamento dei carri, mentre i cavalli venivano cambiati.
Con i Qing (manciù) la muraglia cade nuovamente in disuso e sopravviene la sua rovina quando i cinesi cominciano ad attingervi come cava di pietre che si utilizzeranno per delineare confini di campi e costruire case. L'appendice mancese della muraglia (tratto dal passo Shanhai guan al fiume Yalu) sparirà completamente.
La Cina comunista individuerà nella Grande Muraglia l'opera del popolo cinese sofferente e ne farà un simbolo. I cinesi di ieri la visitavano in pellegrinaggio, quelli di oggi ne fanno una meta turistica. E' stata restaurata in tre punti: al passo Shanbai (confine fra le province Hebei e Liaoning), a Badaling (64 km a nord di Pechino) e al passo Jiayu guan (provincia Gansu e suo punto più occidentale).
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