E' risaputo dai più che una delle peculiarità dei popoli celtici in generale era una densa tradizione orale, custodita gelosamente dalla classe sacerdotale, come racconta Giulio Cesare nel suo De Bello.
Altra conoscenza ormai consolidata è il fatto che, in caso di necessità commerciali o di comunicazione, come lingua scritta venisse impiegato l'alfabeto greco.
Ma alcuni ritrovamenti epigrafici in Irlanda, Scozia e sporadicamente anche nella Gallia continentale, testimoniano l'esistenza di una scrittura particolare di sicura origine celtica: gli Ogham.
La leggenda vuole che la classe druidica celtica l'avesse ricevuta in dono dal dio Ogmios, che a sua volta la ideò allo scopo di dar vita ad un linguaggio segreto che risultasse incomprensibile a zotici e ignoranti. Il mito lascia però pensare che i Druidi non fossero gli unici depositari di tale conoscenza. Infatti, in uno dei racconti del ciclo dell'Ulster, Cuchulainn incide in un cerchio di legno di tasso alcuni caratteri oghamici per arrestare l'avanzata dell'esercito nemico.
Ciò può quindi suggerire che anche l'aristocrazia più ricca e colta sapesse usare correttamente tale linguaggio elitario.
L'alfabeto oghamico era costituito da una serie di segni tacciati su bastoncini in legno di tasso o nocciolo, utilizzati per fissare nello spazio e nel tempo gli effetti di un incantesimo, di una fascinazione o di un'interdizione.
Ne esistono testimonianze che lo descrivono come strumento divinatorio: vedi l'esistenza di termini in lingua gaelica come
crann-chur (segno del legno, pronostico, sorte per mezzo del legno), in lingua gallese
coelbren, in lingua bretone
prenn denn (lancio del legno) e in gallese
coelbren y beirdd (alfabeto dei bardi).
Gli Ogham venivano utilizzati anche nelle iscrizioni pubbliche, incisi sui menhir posti ai confini
dei tùath o sulle lapidi funerarie. Tale funzione però è forse un primo indice di decadenza del Druidismo, che nell'epoca del suo massimo splendore celava scrupolosamente la conoscenza oghamica. In ogni caso, tale scrittura veniva impiegata solo con scopi magici e rituali, e si ha testimonianza della sua sopravvivenza fino al VI-VII secolo d.C.
Ogni simbolo era costituito da linee perpendicolari e trasversali tracciate usando come base il lato in cui si incontravano due facce di una grossa pietra o sulla costa di pezzetti di legno.
L'Ogham non era utilizzato solo come linguaggio scritto ma si ha notizia anche di un suo impiego figurato. Durante riunioni o ritrovi, che spesso si svolgevano nella penombra dei luoghi sacri o negli interni buii delle capanne, i Druidi comunicavano fra loro per via gestuale, mimando le varie lettere dell'alfabeto oghamico con l'utilizzo del setto nasale (
Sron-Ogham, Ogham del naso) e dello stinco della gamba (
Cos-Ogham, Ogham delle gambe), oltre che il tocco delle differenti parti delle mani, come linea di riferimento.
La scelta del legno su cui si era soliti incidere tali caratteri non è casuale.
Essa è probabilmente legata alla leggenda di Baile dal Dolce Eloquio (
Scél Baili Binnberlaig).
Vi si narra la tragica storia d'amore tra Ailinn, figlia del re supremo d'Irlanda Lugaid e dello stesso Baile. Un giorno i due si diedero appuntamento nei pressi del fiume Boyne, ma Baile lungo il cammino incontrò un uomo dall'aspetto orribile che gli diede la notizia della morte di Ailinn. Il giovane, sconvolto, cadde a terra morto e venne sepolto dai guerrieri dell'Ulster, i quali deposero sulla sua tomba una pietra da cui nacque un tasso. In seguito, l'orribile messaggero si recò da Ailinn, in realtà ancora viva, e le comunicò la morte dell'amato. Anche la ragazza, distrutta dal dolore, morì. La gente del Leinster la seppellì e sulla sua tomba crebbe un melo.
Sette anni dopo i
Filid (poeti e cantastorie della tradizione celtica), tagliarono il tasso e vi incisero le vicende del popolo dell'Ulster, mentre nel legno di melo vennero incise le leggende del popolo del Leinster.
Sempre la storia narra che, a Samhain, le tavolette dei due legni si saldarono tra loro nelle mani del re Art McConn e vennero conservate come un grande tesoro a Tara.
Piccola e doverosa parentesi letteraria...è interessante notare l'affinità tra la conclusione del mito di Baile e Aislinn con quello di alcune versioni della vicenda di Tristano e Isotta (il romanzo medievale presenta spesso un ricco sostrato di folklore celtico).
In entrambi i casi, infatti, gli amanti sono tratti in inganno e muiono tragicamente nell'errata convinzione del decesso dell'amata,e dalle tombe dei due innamorati nascono due alberi.
Nel caso di Tristano e Isotta però non si tratta di un melo e di un tasso, ma di un nocciolo e un caprifoglio, i cui rami crescono poi intrecciati (ritorna il particolare delle tavolette).
In Irlanda, l'uso del legno come supporto per l'iscrizione degli Ogham è conosciuto come
tàbhall-lorg, ovvero bastone-tavoletta, impiegato dai druidi per l'incisione di dati, genealogie, poesie e simili, probabilmente non per esteso ma con abbreviazioni per il semplice richiamo mnemonico.
Infatti ogni lettera dell'Ogham era associabile ad un albero e l'iniziale di questo fungeva da richiamo per un'intera sequenza di informazioni tra le più disparate.
Chiamato anche
taibhli-filidh (bastone del poeta), poteva essere portato solo da un poeta che fosse dichiarato tale per legge.
Solitamente il suo legno era di betulla o di faggio ma talvolta anche in tasso, nocciolo o melo ed era costituito probabilmente da una serie di stecche da aprire a ventaglio.
L'originale corrispondenza tra lettere ogham e alberi è andata oggi perduta.
Quella che oggi si trova nei libri è infatti elaborata in epoca posteriore dal poeta Robert Graves, che ha ricostruito o forse inventato l'antico calendario arboreo, riallineando le consonanti nell'ordine Beth-Luis-Nion.
Il calendario è formato da tredici mesi lunari (consonanti) e cinque giorni intercalari (vocali).
E' stato ipotizzato che gli Ogham discendessero dall'alfabeto pelasgico dell'Arcadia che, come scrive Aristotele, era composto da 13 consonanti e 5 vocali.
Le 20 lettere dell'alfabeto oghamico (dette
feda)erano invece strutturate in 4 gruppi da 5 lettere ciascuno (
aicmí), orientate in modo differente.
(fonte: wikipedia) Di seguito sono riportati i quattro
aicmí, con la loro trascrizione secondo la tradizione dei manoscritti e i loro nomi in antico irlandese normalizzato, seguiti dai loro valori fonetici in irlandese arcaico e quello che si suppone fosse il loro nome in irlandese arcaico quando si conosca l'etimologia del nome.
L'alfabeto ogamico
tratti in giù (o verso destra)
1.B beith [b] (*betwias)
2.L luis [l]
3.F fearn [w] (*wernā)
4.S saille [s] (*salis)
5.N nuin [n]
tratti in su (o verso sinistra)
1.H úath [y]?
2.D duir [d] (*daris)
3.T tinne [t]
4.C coll [k] (*coslas)
5.Q ceirt [kw] (*kwertā)
tratti che tagliano obliquamente la riga
1.M muin [m]
2.G gort [g] (*gortas)
3.NG gétal [gw] (*gwēddlan)
4.Z straif [sw] or [ts]?
5.R ruis [r]
tacche oppure tratti che tagliano perpendicolarmente la riga (vocali)
1.A ailm [a]
2.O onn [o] (*osen)
3.U úr [u]
4.E edad [e]
5.I idad [i]
Oltre al ritrovamento di più di 300 iscrizioni funerarie di questo tipo tra Irlanda, Galles e Scozia, è sorprendente la segnalazione del professor Barry Fell, che pare aver rinvenuto iscrizioni di carattere oghamico, recanti riferimenti al dio Mabon, sulle rive del South Woodstock nel Vermont (USA).
Se tali scoperte sono affidabili, si avrebbero le prove tangibili di un arrivo dei Celti irlandesi nel Nuovo Continente addirittura in epoca precedente ai famigerati drakkar vichinghi di Eric il Rosso. Si potrebbero inoltre trovare un fondamento in certe leggende narranti l'arrivo di San Brandano in America intorno al VII secolo d.C o del principe gallse Madoc nel 1170 d.C.
Per chi volesse approfondire quest'argomento, alcune di queste e altre informazioni si possono trovare nel libro:
"Il vischio e la quercia - Spiritualità celtica nell'Europa druidica" di Riccardo Taraglio, Edizioni L'Età dell'Acquario